MUSICA

Brescia deve tanto all'epoca malatestiana per quanto riguarda la sua storia musicale. Pandolfo III, infatti, quando inizia la sua Signoria, porta in città un bel gruppo di suoi cantori e musici. Negli anni seguenti ne continua a chiamare, tant'è che viene ricordato dalle fonti un numero elevato di musici a corte e la loro provenienza internazionale [Bizzarini Marco e Orlandi Ugo in Chittolini-Conti-Covini, Nell'età di Pandolfo Malatesta, Morcelliana, Brescia, 2012, pag. 477].

Fra di essi spicca un Leonardo Todesco "dal liuto", probabilmente coincidente con Leonardo "del chitarrino", poi registrato alla corte di Ferrara, nel 1424, e ritenuto maestro del più grande strumentista italiano del Quattrocento, Pietrobono dal Chitarrino [Orlandi Ugo, op. cit., pag. 211]. Altro bravo liutista segnalato a Brescia è Salamon ebreo.

Fatto sta che, con tutta probabilità, l'origine della gloriosa liuteria bresciana si debba rintracciare proprio in quel contesto malatestiano. Ci riporta l'Enciclopedia Bresciana di don Fappani che in Brescia esisteva un Serafino Donato costruttore di strumenti vari, a corda e ad arco, nel 1411. E viene talvolta ricordato fra i primi liutai bresciani un Giovanni Verlino, costruttore di viole nel 1420 [Fappani Antonio, Enciclopedia Bresciana, Brescia, 1974-2015, pag. 196].

Anche la storia organaria trova primi esempi nella Brescia di Pandolfo. La più antica traccia della presenza di un organo in Duomo Vecchio sembra essere, infatti, del 1409, indicante un Marco di Francia (Marci de Frantia), ampiamente apprezzato per il canto e il suono dell'organo della chiesa maggiore, citato fino al 1412 alla corte di Pandolfo III Malatesta [Mischiati Oscar, Gli Antegnati - Studi e documenti su una stirpe di organari bresciani, del Rinascimento, Pàtron Editore, Bologna, 1995, pag. 168].

Nei Codici di Fano sono poi registrati sonatori di trombe, pifferi, flauti, arpe, viole e liuti in generale. Per esempio un Zovano (Giovanni) Trombetta che scorta musicalmente il trasporto del vino, nel 1414 e 1415. Oppure un Giovanni d Ferrara, arpista, mandato da Pandolfo in Germania a reclutare pifferi [Bizzarini Marco, op. cit., pag. 200]. Fra i compositori a corte si segnala Beltrame Feragut. Ma la città malatestiana è in grado anche di esportarne, come nel caso del compositore Melchior de Brissia, detto anche Prepositus Brixiensis, attivo a Padova dal 1410. Del passaggio a Brescia del maestro franco-fiammingo Guillaume Dufay, considerato il più grande compositore polifonico del Quattrocento, non rimane traccia, ma una plausibile ipotesi.

Egli era infatti legato a Carlo Malatesta fin dal Concilio di Costanza e dedica diversi componimenti ai Malatesti: uno a Cleofe, mandata in sposa al figlio dell'imperatore di Costantinopoli nel 1419, per volere di papa Martino V; l'altro per le nozze di un Carlo, figlio di Malatesta Malatesti dei Sonetti, nel 1423, giovane che si era formato alla scuola militare di Pandolfo signore di Brescia; infine un mottetto per Pandolfo Malatesta Vescovo di Brescia, scritto quando nel 1427 diventa arcivescovo di Patrasso [Bizzarini Marco e Orlandi Ugo, op. cit., pag. 481]. Per quest'ultimo si noti che era ancora a Brescia quando Carlo e Martino V passano di ritorno da Costanza, magari portando con loro il magnifico musicista (ipotesi) e facendolo esibire per l'occasione.